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Archivio storico Cicogna Mozzoni di Bisuschio
La famiglia Cicogna Mozzoni desidera ringraziare innanzitutto Massimiliano Carminati per l'ottimo lavoro di inventariazione e catalogazione svolto nonostante le condizioni difficili, la Direzione Generale Archivi di Roma nelle persone delle Dott.sse Carducci, Bovi e Iacopucci per l'aiuto nella compilazione dei documenti necessari all'ottenimento del contributo, la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia tramite le Dott.sse Mambrini e Grasso per i permessi accordati, il Comune di Bisuschio nella persona del Sindaco Resteghini e di tutto il personale coinvolto, per averci concesso uno spazio accogliente e riscaldato dove lavorare.
L'intervento conservativo è stato realizzato fra novembre 2015 e giugno 2016 grazie a:

Direzione Generale Archivi di Roma







Fondazione Maria Cristina Cicogna Mozzoni ONLUS









Comune di Bisuschio













Grazie a questo intervento è ora possibile richiedere l'inventario degli atti e accedere all'archivio (per informazioni e modalità contattateci).


Tutte le operazioni di riordino e inventariazione sono state curate da
Massimiliano Carminati che di seguito ci spiega il suo lavoro.


L’intervento conservativo
Nota metodologica

La ricchezza documentaria dell’archivio storico della famiglia Cicogna Mozzoni è proporzionata all’importanza del ruolo che il nobile casato ha ricoperto nella società lombarda dal Rinascimento ad oggi. In particolare, per quanto riguarda la Valceresio, non è peregrino affermare che la storia delle comunità della valle non potrebbe essere scritta in maniera esaustiva senza lo studio di tutte le testimonianze presenti nel fondo in parola. A Bisuschio, infatti, si trovano principalmente i documenti relativi all’amministrazione dei possedimenti che la famiglia aveva nella zona. Tale archivio è frutto di uno scorporo eseguito tra il 1917 e il 1928 a seguito della suddivisione dell’eredità del defunto conte Giampietro Cicogna Mozzoni (†1917).
La documentazione del complesso archivistico copre un lungo arco cronologico che parte dal Basso Medioevo e giunge fino ai nostri giorni. Il documento più antico è una pergamena datata 16 aprile 1259, un atto di compravendita di un terreno sito in Bisuschio tra G. de’ Mozzo e Uberio I. Ugero. In totale sono state contate 37 pergamene dei secoli XIII-XV, ma come scrive Gianpiero Buzzi, storico e archivista, nell’introduzione ad un elenco di consistenza della sezione antica realizzato nel 1983, “per conoscere l’esatto numero si dovrebbero aprire tutti i pacchi e i faldoni”. La maggior parte degli atti risale ai secoli XVI-XIX e comprendono diverse tipologie documentarie, tipiche degli archivi di famiglia: carteggio con privati e istituzioni, mappe, registri di contabilità delle rendite fondiarie, documentazione relativa all’amministrazione di villa e proprietà, atti di natura giuridica, memorie. Non si conosce l’esatta consistenza del fondo. Il Buzzi ha stimato la presenza di circa 80.000 carte, registri esclusi. I metri lineari rilevati sono circa 35. La presenza di scatole e contenitori di dimensioni diverse rende ovviamente il calcolo approssimativo.
A seguito di un sopralluogo, in data 1° settembre 2005 la Soprintendenza archivistica per la Lombardia ha aggiornato la dichiarazione di notevole interesse storico relativa all’archivio Cicogna Mozzoni e, pertanto, esso è sottoposto alla disciplina del decreto legislativo 22 gennaio 2004. L’atto della Soprintendenza riporta i seguenti motivi: “La documentazione riguarda principalmente l’amministrazione dei beni che si estendono da Porto Ceresio a Malnate e comprendono: terreni, case, boschi, vigne, campi, cascine, mulini e peschiere dati a livello. I conti godevano anche dei diritti acquistati dagli Arcimboldi (feudatari della pieve di Arcisate) infatti si riscontrano atti riguardanti il rilascio di bollini per la vendita del pane, del vino e del fieno. Si trovano anche documenti che riguardano la comunità di valle: rettifiche di confini, convenzioni e patti, suppliche per la riduzione di carichi fiscali, in quanto i conti Cicogna Mozzoni furono eletti dalle varie comunità procuratori o arbitri di controversie sorte tra di loro”.
Prima dell’intervento conservativo sul quale si sta relazionando, esistevano solo due strumenti di corredo relativi al complesso archivistico, entrambi parziali e inadatti oggi a consentire l’accesso diretto alla documentazione. Il primo, in possesso di un parente della famiglia e di cui si può consultare una copia presso i proprietari, si intitola Inventario generale del presente archivio di ragione della Nobile Casa Cicogna. È suddiviso per argomento, ma una parte degli atti e dei fascicoli citati non è presente nel fondo e dovrebbe trovarsi presso un altro ramo della famiglia.
A giudicare dalla scrittura e dall’estremo cronologico finale riportato si può ipotizzare che sia stato compilato in un periodo compreso tra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Di questo “inventario” non si conoscono data di realizzazione e compilatori, che, a giudicare dalle diverse calligrafie che compaiono, sarebbero almeno due. Marina Bonomelli, riordinatrice dell’archivio di Terdobbiate, suppone che il committente di quel lavoro sia stato il conte Carlo Cicogna Mozzoni e nel suo studio conclusivo ha evidenziato il principio teorico ispiratore dell’ordinamento applicato, vale a dire il metodo per materia applicato in Italia nel corso del XIX secolo, comunemente conosciuto come metodo peroniano. Proprio in quegli stessi anni Luca Peroni, direttore dell’Archivio governativo di Milano dal 1798 al 1832, era archivista della famiglia Annoni, con cui i Cicogna ebbero rapporti di parentela in ragione del matrimonio tra la sorella del conte Carlo, Lepoldina (1786-1874), e il conte Alessandro Annoni (1767-1825). In merito all’ordinamento dato alle carte chiosa Gianpiero Buzzi: “Verso la metà del XVIII secolo l’archivio era stato ordinato ed i documenti nelle rispettive camicie erano stati raccolti in faldoni. Il faldone consisteva in due copertine di cartoncino grigio tenute assieme da legacci ed in alcune scatole di cartone ricoperto con un tipo di carta «Varese». Il faldone e la cassetta erano chiamati «Cartella» e l’insieme delle cartelle «Cassetto». Purtroppo di tale ordinamento poco rimane: di alcuni documenti vi è la sola camicia, di altri rimane l’annotazione che sono stati posti in altri luoghi a Milano. Durante i vari traslochi alcune carte si saranno smarrite, dei pacchi si saranno sfasciati ed il materiale ora sarebbe da riordinare. Alcune carte sparse sono ora state raccolte in scatole di cartone, ma senza nessuna divisione né per materia, né cronologica.”
Il secondo strumento di corredo esistente è quello realizzato da Gianpiero Buzzi nei primi anni Ottanta del Novecento, un generoso tentativo di dare un ordine sommario alle carte conservate in villa, che, stando alle testimonianze dei proprietari, ha avuto il merito di scongiurare ulteriori smarrimenti. Il suo lavoro non è altro che un elenco di consistenza deifascicoli a partire dal 1325 fino al 1821, dei quali riporta con precisione estremi cronologici, regesto, collocazione archivistica, ove necessario dimensioni dell’atto e numero delle carte.
L’elenco è corredato da una breve introduzione che fornisce indicazioni utili sulla storia della nobile famiglia inquadrata nella realtà bisuschiese.
Nel complesso, tutta la documentazione si trova in buono stato di conservazione. In alcuni, isolati casi è stato riscontrato un principio di sgretolamento dovuto all’azione di muffe che priva di compattezza il supporto cartaceo.
Descrizione dell’intervento
Le operazioni di riordino e inventariazione sono state effettuate su una tipologia documentaria omogenea che per consistenza e dimensioni, quindi per esigenze conservative, ha richiesto la costituzione di una serie particolare: i registri contabili ad uso amministrativo.
La documentazione copre un arco cronologico di oltre quattrocento anni. Il registro più antico è datato 1520, mentre quello più recente risale alla prima metà del Novecento. La serie, che consta di 552 unità archivistiche, è costituita da documenti di diverso formato e utilità, tutti inerenti il reperimento e l’utilizzo di risorse finanziarie. Si possono rintracciare voluminosi libri mastri, nei quali venivano annotati con calligrafia posata tutte le entrate e le uscite, vale a dire, ad esempio, gli affitti che pagavano annualmente i coloni, la riscossione dei contributi, sia in denaro che in natura, i proventi delle vendite di prodotti agricoli e vitivinicoli al dettaglio, oppure le somministrazioni elargite. Ma anche registri catastali focalizzati sulle proprietà immobiliari, i giornali di cassa con le spese minute per la gestione della villa, i libri paga di garzoni, braccianti e collaboratrici domestiche, nonché gli strumenti usati dall’agente responsabile dell’amministrazione per prendere nota di tutti i movimenti contabili, soprattutto quinternetti e vacchette.
Dopo una prima fase di analisi e schedatura sommaria degli atti si è provveduto a realizzare sulla base delle rilevazioni effettuate un primo schema organizzativo che consentisse di articolare la struttura del fondo. Considerata la quantità contenuta di documentazione, nonché l’omogeneità della tipologia, si è optato per l’adozione di un quadro di classificazione snello ed essenziale, in grado comunque di fornire al ricercatore, o a chiunque debba addentrarsi nello studio di queste carte, un orientamento intuitivo e basilare. La serie è suddivisa in tre sottoserie, con lo scopo di accorpare i documenti contabili in base alla finalità e alle dimensioni.
Quadro di classificazione
Serie
Sottoserie
Sottoserie
Sottoserie
1. Inventari dei beni patrimoniali e registri contabili
1.1 Inventari dei beni e rendiconti patrimoniali
1.2 Libri mastri e registri di cassa
1.3 Altri registri contabili
Ogni sottoserie è introdotta da note che precisano l’uso amministrativo dei registri considerati e informazioni che possano risultare utili per facilitare l’accesso alla documentazione.
Le unità archivistiche all’interno delle singole partizioni sono ordinate in base all’estremo cronologico inferiore. I registri dell’intera serie sono numerati progressivamente. Per quanto concerne la descrizione delle unità archivistiche, si è fatto riferimento:

  • - alle Norme per la pubblicazione degli inventari contenute nella circolare del Ministero dell’interno, Direzione generale degli archivi, Ufficio studi e pubblicazioni n. 39/1966;
  • - alle indicazioni suggerite nella Guida operativa alla descrizione archivistica. La descrizione inventariale (Regione Lombardia, 2001), a cura di Roberto Grassi, Paolo Pozzi e Maurizio Savoja;
  • - alla normativa internazionale sugli standard descrittivi, con particolare attenzione alle ISAD (G) – General International Standard Archival Description – e alle ISAAR (CPF) – International Standard Archival Authority Record for Corporate Bodies, Persons and Families.

La tipologia documentaria in esame non si presta nella maggioranza dei casi a un’attività di regestazione complessa. La descrizione è quindi essenziale e spesso, nel rispetto dell’utilità ricoperta da ciascun registro, si cita il titolo che ha voluto dedicargli il compilatore al momento dell’uso. Le informazioni che compaiono su etichette e copertine contengono a volte imprecisioni su datazione e contenuto e pertanto vanno considerate con la dovuta cautela. In ogni caso tali imprecisioni sono state debitamente segnalate.
Di seguito vengono brevemente illustrati gli elementi che compongono la descrizione inventariale per le unità archivistiche oggetto dell’intervento, utilizzando un esempio ripreso dall’inventario stesso:
1) è il numero della scheda, che coincide, in questo caso, anche con il numero del registro;
2) è data cronica;
3) è la descrizione;
4) sono le note, nelle quali è stato appositamente segnalato:
- la presenza di particolari tipologie documentarie di significativa importanza;
- la/e lingua/e usata/e nei documenti, oltre quella italiana;
-il numero delle pezze, vale a dire i singoli documenti sciolti o gli insiemi di carte, dove è
importante anche a fini conservativi conoscere la quantità esatta di documentazione presente;
- la dicitura presente su etichetta o copertina;
- informazioni di particolare interesse riguardanti peculiarità del documento.
5) è l’appartenenza all’interno del quadro di classificazione adottato per la serie;
6) è la segnatura archivistica.
Nelle schede descrittive delle unità archivistiche si è sempre precisato nel campo delle note la denominazione originaria del documento, ove presente. Per facilitare l’accesso alla documentazione sono stati inoltre redatti e posizionati in coda al presente inventario gli indici analitici secondo la classica suddivisione in onomastico, toponomastico e delle istituzioni. I criteri seguiti per la redazione degli indici sono specificati nell’avvertenza agli indici stessi.
Infine, prima di passare alla descrizione delle singole unità archivistiche, vale la pena spendere qualche parola sullo stato di conservazione del fondo. Durante la fase di analisi e schedatura delle carte si è provveduto alla loro pulizia e all’eliminazione di tutto ciò che possa arrecare danno alla documentazione, per esempio fermagli metallici arrugginiti. Come si è accennato sopra, l’archivio nel suo complesso si trova in un buono stato di conservazione. Salvo casi isolati, non si è riscontrato nessun importante e diffuso fenomeno di idrolisi acida o di danneggiamento dei supporti per la proliferazione di batteri e funghi, in particolar modo per il cartaceo e il membranaceo.
Dal canto suo, villa Cicogna Mozzoni garantisce condizioni sufficienti per la custodia a lungo termine. Rilevazioni effettuate in loco durante tutto il periodo nel quale si sono eseguite le operazioni di riordino segnalano valori termoigrometrici accettabili per assicurare la conservazione chimico-fisica dei manufatti, come prescrive la normativa in vigore (D.M. 10 maggio 2001).
Grazie al clima della zona sostanzialmente temperato ed alla solida struttura dell’immobile, la mancanza di un impianto di riscaldamento non rappresenta un problema grave poiché il tasso di umidità relativa risulta sempre al di sotto della soglia di criticità.

Si ringraziano per la gentile collaborazione prestata: Iacopo Maria Cicogna Mozzoni e i volontari che hanno cooperato alle operazioni di spostamento della documentazione; il sindaco di Bisuschio, Giovanni Resteghini, e tutto il personale dell’ente comunale per l’ospitalità e il supporto logistico; tutte le persone che a vario titolo hanno creduto in questo progetto e che si sono prodigate con generosità affinché fosse realizzato.