Bachelor SUPSI 2018

Le pitture murali del portico orientale di Villa Cicogna Mozzoni
Studio conoscitivo e ipotesi di conservazione

Tesi Bachelor
Studentesse: Susanna Carnio e Alessia Granzotto
Corso di laurea: Conservazione e restauro, Bachelor of Arts SUPSI in Conservazione
Relatore: Dott. Nicola Soldini
Correlatrice: Rest. Stefania Luppichini



Ringraziamenti
Per la realizzazione di questa tesi bachelor si ringraziano innanzitutto il relatore Nicola Soldini e la correlatrice Stefania Luppichini per il fondamentale aiuto fornito e per la costante presenza e cortesia.
I più sentiti ringraziamenti vanno poi alla famiglia Cicogna Mozzoni, in particolar modo al conte Jacopo Cicogna Mozzoni, per la disponibilità e per aver reso possibile la realizzazione di questo studio. Inoltre è doveroso ringraziare i funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, in particolare l’arch. Giovanni Paolo Chieca e l’arch. Roberto Nessi per l’attenzione e la disponibilità, nonché per il sostanziale aiuto per l’accesso agli archivi, essenziale per costruire le basi della ricerca. Un grande ringraziamento va anche alla dott.ssa Marianna Cogni per aver concesso la consultazione della sua tesi di laurea inerente all’iconografia dei dipinti della villa.
Si ringraziano infine i professori Andreas Küng, Francesca Piquè e all’assistente Livia Guerini per aver seguito le tesiste durante le analisi sui sali, la fotografia tecnica, le analisi HH-XRF e le analisi FTIR-ATR.


Diritti d’autore
"Le sottoscritte dichiarano di aver svolto il presente lavoro in totale autonomia.
Le fonti bibliografiche utilizzate sono state elencate opportunamente.
Le studentesse e la scuola sono comproprietari dei diritti d’autore (copyright) sulla tesi di bachelor.
La SUPSI riconosce alle studentesse, previo accordo scritto, la facoltà di valorizzazione in proprio questi dritti, ma si riserva l’uso dell’opera per i propri scopi."

Per contatti: susannacrn@gmail.com e alessia.granzotto95@gmail.com


Sintesi
Il lavoro di tesi realizzato dalle studentesse Susanna Carnio e Alessia Granzotto ha come oggetto di studio i dipinti murali del portico orientale (Fig. 1 e 2) della villa Cicogna Mozzoni, situata a Bisuschio, in provincia di Varese (Italia).

Fig. 1 e 2: Visione generale del portico orientale e dei dipinti che ne ornano l’intera superficie.




Il portico, adiacente all’entrata principale della villa, è decorato sulle pareti e sulla volta con pitture murali risalenti alla seconda metà del XVI secolo, le quali raffigurano scene tratte dai racconti delle Metamorfosi di Ovidio, copiate dalle illustrazioni di Giovanni Antonio Rusconi nell’edizione delle Trasformazioni di Lodovico Dolce del 1553, traduzione dell’opera ovidiana (Fig.3).

Fig. 3: Nell’immagine sono visibili la campata 1 e parte della campata 2. Al centro delle due campate è situato uno dei cinque riquadri di forma ottagonale contenente il dipinto di “Apollo e Dafne”, scena tratte dalla Metamorfosi di Ovidio, copiata dalle illustrazioni di Giovanni Antonio Rusconi nell’edizione delle Trasformazioni di Lodovico Dolce del 1553.

Per mancanza di documentazione non si conosce con esattezza l’autore delle pitture: l’attribuzione comune va ai Fratelli Campi di Cremona, tuttavia essa è probabilmente frutto di una serie di attribuzioni generali avanzate nel secolo scorso, che hanno coinvolto diversi oggetti simili nello stesso contesto geografico, perciò non può essere considerata come dato certo.
Il ciclo pittorico preso in esame fino ad ora non era mai stato studiato dal punto di vista tecnico e conservativo. Per questa ragione, la ricerca effettuata ha avuto come fine la realizzazione di uno studio conoscitivo approfondito dell’opera e del suo stato di conservazione, per poi avanzare una proposta di intervento preliminare per la sua tutela.

Lo studio ha quindi avuto i seguenti obiettivi:
- La comprensione dei materiali e delle tecniche esecutive impiegati per la realizzazione delle pitture murali;
- L’analisi dei fenomeni di degrado e la definizione dello stato di conservazione del bene;
- Sulla base di quanto emerso, la determinazione degli interventi necessari alla conservazione del bene, dando loro un ordine di priorità.

L’indagine ha previsto più fasi di lavoro: inizialmente una fase dedicata alla ricerca storica, basata sui documenti provenienti dall’archivio interno della villa e dall’archivio delle Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese. Questa prima fase di studio ha permesso di definire in parte gli aspetti storici e le vicende conservative che hanno interessato l’opera nel corso dei secoli, fornendo quindi una base sulla quale compiere le prime considerazioni.
Successivamente è stata svolta una seconda fase in situ, dedicata all’osservazione diretta del bene, durante la quale sono state raccolte le informazioni sull’oggetto e sono state realizzate le mappature riguardanti la tecnica esecutiva, gli interventi pregressi e lo di stato conservazione dell’opera. Durante questo periodo sono state anche progettate e realizzate le analisi: in loco sono state eseguite le analisi non invasive riprese con microscopio Dino-Lite, Fotografia Tecnica e Spettrometria HH-XRF) e i campionamenti per le analisi invasive (ossia Spettroscopia FTIR-ATR, indagini su efflorescenze saline con strisce reattive MQuant e osservazioni al microscopio ottico polarizzato), completate in laboratorio presso l’Istituto Materiali e Costruzioni (SUPSI DACD, Trevano). I dati ottenuti sono stati studiati ed elaborati, ottenendo risultati utili alla comprensione della natura dell’opera e del suo quadro conservativo.
Le due tesiste hanno condotto lo studio delle pitture murali considerando l’unità dell’oggetto nel suo insieme, sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista figurativo e iconografico.
Le osservazioni effettuate sui dipinti del portico, si sono concentrate principalmente sulle pitture della fase originale cinquecentesca, documentando e mappando altresì la finta boiserie e i successivi rifacimenti cementizi delle pareti. Sulla superficie della volta e delle pareti sono pervenuti i segni costanti e diffusi di fessure da ritiro, riconducibili alla presenza di un solo strato sottile di intonaco a contatto con la muratura (Fig. 4).

Fig. 4: dettaglio di un ibrido rappresentato nelle decorazioni a grottesca. La figura è stata realizzata mediante lo spolvero e rifinita con incisioni. Nell’immagine è inoltre possibile osservare come la superficie sia segnata da numerose fessure da ritiro.



Inoltre, sono stati identificati i segni della fase preparatoria, differenziati tra la volta e le pareti: nelle volte a crociera vi è un’elevata presenza di incisioni dirette per definire spazi e decorazioni geometriche; nelle decorazioni a grottesche prevale l’uso degli spolveri per le vele, data la ripetitività dei motivi figurativi o vegetali, mentre nei riquadri di forma ottagonale centrali si trovano incisioni indirette e disegno preparatorio (Fig. 5).

Fig. 5: esempio di decorazione a grottesca contenuta in una delle vele della volta a crociera.



Sulle pareti invece sono state utilizzate le incisioni dirette per l’inquadramento architettonico e incisioni indirette con disegno preparatorio per le parti figurative (Fig. 6), mentre non vi è la presenza di spolvero.

Fig. 6: a causa delle lacune sulla pellicola pittorica si possono notare i tratti del disegno preparatorio, in rosso quelli più sottili e in giallo le stesure più ampie.



In questo senso si è potuto rilevare con buona evidenza le correlazioni tra tecniche preparatorie e tipologie decorative, pittoriche e iconografiche.
Sul legante della pellicola pittorica, in mancanza di ulteriori conferme, ci si è limitati a ipotizzare per entrambe le parti la stesura a fresco dei fondi, sulla base di uno strato di acqua o latte di calce, e l’aggiunta di dettagli e rifiniture a secco. I risultati ottenuti con le analisi HH-XRF hanno dimostrato la presenza di pigmenti compatibili con la tecnica a fresco (Fig.7), fatta eccezione per alcuni verdi applicati quindi a secco.

Fig. 7: ripresa con microscopio DinoLite, a ingrandimento 50x, di una campitura di colore blu eseguita con il pigmento Smaltino.



Queste campiture sono state realizzate probabilmente con un legante organico ma dalle analisi non è stato possibile un’identificazione certa; tuttavia il campionamento è stato limitato a un solo prelievo, quindi non può essere considerato del tutto rappresentativo.
Lo stato conservativo è distinto tra volta e pareti: la prima presenta dei dipinti ben conservati, mentre le pitture sulle pareti si trovano in pessimo stato di conservazione. Innanzitutto appaiono evidenti le differenti condizioni di leggibilità dell’opera, quasi del tutto integra in volta (Fig. 8) e al contrario notevolmente compromessa sulle pareti (Fig. 9).

Fig. 8: dettaglio della scena raffigurante Apollo e Dafne. Nell’immagine è possibile notare come la scena rappresentata sia ben leggibile, grazie al buono stato di conservazione dei dipinti situati sulla volta.




Fig. 9: dettaglio della scena raffigurante la Trasformazione di Tiresia. Il personaggio rappresentato è notevolmente degradato e la leggibilità della scena è andata perciò compromessa nel tempo.



In secondo luogo sono stati individuate diverse tipologie di degrado, tra le quali si elencano i principali:
- Sono stati rilevati problemi legati alla presenza di sali solubili nelle murature con conseguente perdita di materiale: mentre nella zona inferiore essi sono estesi lungo tutto il portico fino a circa metà delle pareti e quindi riconducibili alla risalita capillare (Fig. 10), nella zona superiore essi si manifestano nell’area circoscritta alla campata sud e derivano probabilmente da una perdita al piano superiore.

Fig. 10: parete n.6 con abrasione dovuta alla risalita capillare.



- Il ciclo pittorico presenta un fenomeno di esfoliazione diffuso: in volta è riconducibile alla tecnica esecutiva e all’azione dei sali, mentre sulle pareti è causato dalla stesura di un fissativo probabilmente ceroso applicato durante gli anni ’70.
- Sono presenti fessure di diverse dimensioni e gravità che si manifestano in modo più acuto sulla volta; esse sono riconducibili al normale scarico dei pesi della struttura e all’età dell’edificio, ma molto probabilmente sono state accentuate dall’esplosione della polveriera di Arcisate avvenuta nel 1948 (Fig. 11).

Fig. 11: nell’immagine sono visibili le fessure presenti sulla sesta campata che in parte interessano anche la parte alta della parete n.7.



Non è stato possibile rispondere con univocità a tutti i quesiti posti inizialmente, per i quali sarebbero necessarie ulteriori analisi e approfondimenti, perciò sono stati stilati dei suggerimenti per questo tipo di proseguimento e vengono indicati i relativi scopi. Nondimeno lo studio si conclude elencando le raccomandazioni e le soluzioni conservative più urgenti per la salvaguardia del bene, come: la messa in sicurezza della pellicola pittorica la realizzazione di un sistema di drenaggio per cercare di contenere e non aggravare i danni causati dal passaggio dell’acqua all’interno della muratura e il monitoraggio delle fessure che causano i relativi problemi strutturali dell’opera. Concludendo si auspica che il progetto possa progredire nella valorizzazione oltre che alla messa in sicurezza più impellente dell’opera.