La storia


Scena di caccia all'orso

Nel 1440, seguendo la moda del tempo, i nobili Mozzoni fecero costruire un casino di caccia a Bisuschio, vicino a Varese. Qui si svolgevano appassionanti battute di caccia all’orso bruno che allora infestava i monti circostanti. Una di queste battute rimase memorabile: un ospite d’eccezione, Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano si trovò da solo a fronteggiare un orso ferito e inferocito. L’intervento coraggioso di Agostino Mozzoni e del suo cane lo salvò da una morte certa. Questo atto fu premiato con favori ed esenzioni da alcune tasse per cui il potere e l’autorità della famiglia aumentarono.


Ascanio Mozzoni Giureconsulto Collegiato dal 1558 al 1592

Circa un secolo più tardi (1559) il casino di caccia fu abbellito e completato con affreschi della scuola dei F.lli Campi di Cremona, per diventare una vera e propria villa di delizie. Il giardino fu voluto nel 1560 da Ascanio Mozzoni, uomo di grande cultura che riportò dai suoi viaggi a Firenze e a Roma spunti per la sistemazione del suo giardino a sette livelli. Nel 1580 la sua unica figlia andò sposa a Giovan Pietro Cicogna dalla cui discendenza si arriva agli attuali proprietari che ne curano personalmente la gestione.
La villa è a forma di U e i suoi lati lunghi si aprono su di un perfetto giardino all’italiana chiuso sul fondo da un muro di pietra spugnosa, scavato da nicchie e fiancheggiato da due peschiere, probabile ricordo delle grotte della fiorentina Villa di Castello. Il muro arriva all’altezza del primo piano della casa così che il giardino si trova ad essere inglobato nella villa, come una grandiosa sala a cielo aperto, arredata di statue, di prati e fontane. Al pianterreno, due serie ininterrotte di arcate realizzano una perfetta continuità tra lo spazio esterno e quello interno portando la luce dal giardino nei saloni. Oltre al muro che chiude il giardino rinascimentale, la collina sale seguendo la linea prospettica di una delle più celebri scalinate d’acqua del Cinquecento: una doppia fila di cipressi accompagna fino ad un loggione lo sguardo, che da lì ridiscende seguendo due rampe di gradinate tra le quali scorre un ruscello che porta le acque a fermarsi in una fontana decorata con un mascherone, posta all’altezza delle finestre della gran sala del piano nobile. La villa è inoltre circondata da ampie terrazze con grandi giardini all’italiana. Più oltre, una volta saliti al belvedere, ha inizio il parco romantico.


Giardino all'italiana (Foto Beatrice Marchesini)

Questo giardino deve molto alla grande architettura rinascimentale romana ma la grandezza e l’imponenza delle vedute è qui riassorbita in un gioco dinamico che al fasto sostituisce l’eleganza, mentre la grandiosa ampiezza si muta in serena misura.
Oggi è possibile fare una visita guidata nei 12 ambienti interni completamente affrescati (1559-1563) e arredati con mobili, quadri e oggetti di varie epoche.
Villa Cicogna Mozzoni è legata alla storia delle famiglie Mozzoni e Cicogna che si sono unite nel 1581 con il matrimonio fra Gian Pietro Cicogna e Angela Mozzoni generando così una nuova famiglia i Cicogna Mozzoni.
In questa sezione troverete un articolo apparso su “il Calandari dra famiglia Bosina par ur 2003”, Varese 2002 pp. 44-70, 71-82 a cura di Giampiero Buzzi e Leonida Besozzi, che spiega nel dettaglio le origini e le vicissitudini di queste due famiglie.