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la villaBenvenutoVILLA CICOGNA MOZZONI UN GIOIELLO RINASCIMENTALE ![]() La Villa e il Giardino in una foto di fine '800 Nel casino di caccia, la famiglia Mozzoni soleva ricevere ospiti dell'alta società milanese che si confrontavano nell'antica arte della caccia, infatti in quel tempo la Valceresio era una meta privilegiata per la caccia all’orso bruno e al cinghiale. ![]() Giardino terrazzato a nord Nel 1581 Angela, l’ultima erede dei Mozzoni, va in sposa a Gian Pietro Cicogna il quale in cambio della dote accetta di unire i due cognomi.
La VillaCortile d'Onore ![]() Pianta dell'edificio e del giardino formale La Villa, come appare da un attento esame della planimetria, rivela due fasi di costruzione. Furono utilizzati in parte muri preesistenti (la facciata non è simmetrica rispetto all'edificio, i due porticati hanno diverse profondità, ecc.), ma i caratteri stilistici del fabbricato e della decorazione sono unitari, sicché si può presumere che le opere murarie e le pitture della fronte, dei cortili, dei portici, della scala e di parte degli interni, abbiano avuto luogo tutte fra il 1530 e il 1570. Gli affreschi non possono essere anteriori al 1559, giacchè nel cortile appare lo stemma papale di Giovan Angelo Medici di Marignano eletto Papa nel 1559 col nome di Pio IV. ![]() Stemma Medici di Marignano (Foto Mauro Magliani) Il gran portale d'arco, di pietra bugnata che ricorda quello del palazzo Cicogna di Milano, porta lo scudo marmoreo con i tre aquilotti dei Mozzoni, mentre nell'interno appaiono molti stemmi dei Cicogna e qualche scudo composto con le due insegne: in alto la Cicogna, in basso le Aquile. ![]() Stemma Mozzoni Il cortile ha tre soli lati; in luogo del quarto si apre la visione deliziosa del "giardino di casa". Le pareti del cortile ed i porticati sono decorati con una vivace serie di pitture; nei riquadri tra le finestre dei primi due lati appaiono figure maschili e femminili e sotto ciascuna, nella fascia, un'insegna araldica che forse ne permetterà l'identificazione. Le grandi figure ed i medaglioni, che con l'andare degli anni il tempo inesorabilmente cancella, rappresentano con molta probabilità gli allora proprietari di casa e gli Sforza, Duchi di Milano, che molto spesso venivano a Bisuschio a caccia. Sotto i portici sono rappresentate cacce a cavallo, scene agresti e di pesca: è un interessante documento iconografico della vita che si svolgeva nel parco, nel bosco, nei poderi dei Mozzoni. Questo complesso di affreschi è comunemente assegnato ala scuola dei fratelli Campi di Cremona. Si tratta di una produzione decorativa di buon livello e di stile inconfondibile, ispirata al più puro gusto rinascimentale. Sono affreschi che solo intorno al 1800 vennero riportati alla luce, dato che, al tempo della peste (XVII sec.) erano stati ricoperti da uno strato di calce, per ragioni igieniche. Si possono notare a sinistra delle tracce di martellate per far saltare l'intonaco, e questo lavoro venne subito fermato non appena ci si accorse che sotto esisteva un affresco. L'allegria che doveva regnare in questa casa è simboleggiata dalla fascia che separa il pianterreno dal primo piano; è tutta una ridda festosa, un movimentato gioco di putti che tengono cani per la caccia, corrono sui carri, si avvincono, reggono targhe stemmarie. Nel terzo lato campeggiano divinità pagane: Giove tonante, Diana cacciatrice, ecc.; in tre specchiature ovali della fascia sono raffigurate Aretusa presso la fonte ed altre ninfe silvestri. Negli archetti presso il cornicione di gronda stanno cartigli con motti e sentenze morali, che il tempo ha sbiadito. Si accede poi allo scalone, dalle pareti e dalle volte dipinte. A mezza scala due busti in marmo di Augusto e Francesco Mozzoni. Nella parte superiore dello scalone, sopra la balaustra disegnata sulle pareti, sono raffigurate le vedute panoramiche delle terre circostanti. Naturalmente gli artisti hanno idealizzato queste visioni, ma si può riconoscere la collina sopra Besano, ed il castello, attualmente diroccato, di Cuasso al Monte. Intervallati dagli affreschi, vi sono originali ghirlande di frutta, fiori e foglie che simboleggiano i prodotti delle terre circostanti. La fantasia degli artisti ha creato, sul bellissimo soffitto, degli arabeschi che incorniciano delle piccole vedute e delle scene idilliache. Gli stemmi dello scalone e del cortile sono quelli delle mogli dei primogeniti della famiglia Mozzoni (Visconti di Pogliano, Bossi, Arcimboldi, e Mozzoni). ![]() Biblioteca (Foto Mauro Magliani) Nella parte superiore del camino, grande affresco raffigurante Vulcano e Venere. In un secondo tempo questa sala venne adibita a cappella. A metà circa della biblioteca attuale, si aprivano due porte e all'interno era situato l'altare dove il cappellano di famiglia celebrava la S. Messa. L'affresco del camino veniva allora ricoperto con un drappo. In seguito il permesso di dire la Messa venne tolto appunto perché nella sala vi erano troppe nudità, ed essendo quindi scomparsa la ragione di tenere vuota una così grande stanza, si pensò di adibirla a biblioteca, per collocare le varie migliaia di volumi (5000) che le precedenti generazioni e gli attuali proprietari avevano raccolto. Di particolare interesse è l'enorme camino, il grande tavolo da sarto del 1670, un baule di legno del XIV secolo, ricoperto di metallo e velluto, un lampadario del '500 veneziano, ed il soffitto in legno. ![]() Camera detta del Fortepiano (Foto Mauro Magliani) Magnifico soffitto a cassettoni dell'epoca con borchie in oro zecchino mai toccate ne restaurate finora. Sulle pareti di questa stanza e delle due che seguono sono affrescati dei panneggi di damasco. La pignoleria degli artisti è arrivata sino al punto di disegnare i chiodi che sostengono le stoffe. ![]() Letto a baldacchino del XVIII secolo (Foto Vincent Berg) Bellissimo letto matrimoniale con baldacchino a volta settecentesco detto della "Cittrona". La seta della coperta della parete esterna del letto e del baldacchino è ricamata a piccolo punto. Di grandissimo valore il mobilio di noce scolpito tardo barocco. Festone affrescato con animali e bellissimo soffitto in legno, con borchie dorate. ![]() Particolare dell'affresco raffigurante San Rocco e la Vergine Maria del 1534 attribuito a Battista da Legnano Sulla scrivania, trasformabile in tavolo, due candelieri in bronzo dorato. Poltrona doppia del '600 e poltrone ricoperte di cuoio bicolore, una cassapanca austriaca del '800 completa l'arredamento. Il pavimento di questa stanza è in cotto rosso dalla tipica tonalità "sangue di bue". ![]() Affreschi esterni (Foto Vincent Berg) Dall'esterno del fabbricato è possibile vedere sei finestre, tre delle quali finte su cui sono state dipinte alcune donne intente ad osservare quello che accadeva nel cortile. ![]() A sinistra il "Giudizio di Paride" e a destra le "Tre Grazie" Nella prima sala le sei scene mitologiche del fregio sono tratte dalle incisioni contenute nel libro "Emblemata" di Andrea Alciato pubblicato a partire dal 1548 mentre le rimanenti due scene sono tratte da incisioni di Marcantonio Raimondi da disegni di Raffaello e che rappresentano il "Giudizio di Paride" e le "Tre Grazie". Soffitto a cassettoni con riquadri policromi. Da notare le panchine in pietra sotto le finestre. ![]() Bellissimo soffitto a scatola ed armadio dell'epoca incastrato nel vano di una finestra. Dall'iscrizione sul cassetto posto sotto l'armadio, si può dedurre che questa era la camera di Cecilia Mozzoni da nubile. ![]() Armadio di Cecilia Mozzoni (vissuta tra il 1538 e il 1613)
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![]() Giardino terrazzato a nord (Foto Vincent Berg)
![]() Camera del Baldacchino rosso, a sinistra tavolo per lavarsi
![]() Dettaglio del fregio
![]() Salone d'Onore in una foto della fine dell'800 Da notare un armadio in legno finemente scolpito del primo '600. Ai lati una serie di sedie tutte rivestite con tessuto ricamato a piccolo punto e quattro consolles in legno scolpito del '700. Sulla cassapanca del' 600, in fondo, vi è una statua del cane che in occasione di una battuta di caccia, salvò la vita di un Duca di Milano. Infatti durante una battuta all'orso, un magnifico esemplare venne scovato da una muta di cani e venne assalito. Questi si difese e mise fuori combattimento quasi tutti i cani. Al gran rumore accorsero tutti i cacciatori, fra i primi il Duca di Milano che si trovò improvvisamente di fronte all'orso inferocito. Il cane, che era già stato ferito, raccolse le sue ultime energie e con un balzo azzannò l'orso alla gola. Questo fu sufficiente per distogliere l'attenzione dell'orso dal Duca che ormai stava per essere azzannato a permettere ad Agostino Mozzoni di abbatterlo. ![]() |